Un progetto di Andrea Casciu a cura di Luca Cheri, Claudia Melis, Vittoria Chiara Peru
Opening > Sede Pro Loco, Mamoiada, 29 giugno 2019, h: 22:00
“Ma i pensieri che ricevono luce dai demoni
Rilucono agli uomini demonici”
Plutarco, De Genio Socratis
Per il suo progetto pensato per la seconda edizione del Mamumask – Festival Internazionale delle Maschere di Mamoiada, Andrea Casciu ha ideato un’animazione di maschere ispirata a un immaginario demoniaco. A metà tra l’essere e l’apparire, la maschera si presta al gioco dell’ambiguità, dell’ambivalenza, del mistero e dell’enigma.
L’animazione di Casciu si diverte a mostrare il doppio, la mutevolezza dell’uomo barbuto, segno distintivo della sua arte, che si trasforma, attraverso flash velocissimi, in maschere demoniache.
La parola daimon (δαίμων), oggi tradotta comunemente come demone, non ha a che vedere con l’idea di essere demoniaco che si sviluppa dall’età cristiana in poi.
Daimon è, nell’antica Grecia, colui che distribuisce o assegna il destino, è la voce interiore del nostro spirito: “Non sarà il demone a scegliere voi, ma sceglierete voi il vostro demone” scrive Platone nella Repubblica.
Il daimon è un essere intermedio che unisce umano e divino, fattore di scambio tra il mondo sovrannaturale e umano, trasforma il destino dell’uomo rivelandone il carattere più intimo.
Il daimon di Andrea Casciu è una maschera: essere a metà tra uomo e soprannaturale, è identità e spersonalizzazione, presenza e assenza, nasconde e, allo stesso tempo, rivela il nostro “carattere” più intimo.
Ripercorrendo le tracce del suo lavoro, in cui il volto umano, l’autoritratto e la riflessione sull’identità sono protagonisti, Casciu demonizza i suoi volti con un gesto liberatorio simile a quello del carnevale. I suoi volti sono demoni celati, che si scorgono in un attimo breve e folgorante, inaspettato. Le maschere rappresentano la nostra doppia identità, il dissimulare la parte intima dell’essere, recondita e sfuggente.
La maschera, durante i riti pagani e il Carnevale, in particolare quello barbaricino, non viene venerata come semplice simbolo, ma viene considerata presenza del dio stesso: il suo forte legame con gli spiriti antichi sottolinea il collegamento con il daimon, la sua energia misteriosa e inquieta.
Le maschere di Casciu richiamano profondamente l’iconografia e la simbologia sarda, quegli dei remoti nel tempo, simboli di fertilità e potenza, estranei da connotazioni demoniache e infernali.
Le sue maschere sono demoni, sono il nostro ricordo e la nostra memoria.