a cura di Mark Gisbourne
Museo Nivola, Orani
Le opere scultoree di Sabine Hornig, realizzate durante la sua residenza al Museo Nivola di Orani e da questa ispirate, offrono una perfetta sintesi di molte delle aspirazioni di Costantino Nivola. In aggiunta, le sculture di Hornig sono caratterizzate da una particolare specificità di luogo, dal momento che le tende in pietra che l’artista presenta sono state realizzate nel granito tipico della regione di Orani.
Il riferimento all’architettura, così come al mondo megalitico, era un tema centrale nell’estetica di Nivola, e la suggestione dell’arcaico e della preistoria costituisce un aspetto onnipresente nella sua opera. Sabine Hornig, scultrice e Senior Resident al Museo Nivola nel 2015, ha dato grande importanza a queste tematiche; inoltre, come Nivola, l’artista ha al suo attivo molte opere di arte pubblica.
La scultura di Sabine Hornig affronta quasi invariabilmente diversi aspetti dell’interfaccia tra scultura e architettura, e lo fa in quanto possiede il senso dell’opacità (come forma) e della trasparenza (come spazio). Il suo approccio decisamente post-minimalista alla scultura nel suo rapporto con l’architettura valorizza la capacità che hanno particolari strutture di trasformare la percezione riguardo allo stato e all’applicazione dei materiali usati.
In questo caso le sue tende in granito sono opere scultoree che alludono a forme architettoniche al di fuori dell’ambito immediato del canone del modernismo internazionale: dimore quali capanne, baracche e abitazioni temporanee.
Queste strutture in granito assumono una particolare rilevanza in Sardegna, non solo in vista delle testimonianze nuragiche proprie della preistoria dell’Isola, ma ancor di più – e in modo particolare – oggi che, in Europa e specialmente in Italia, ci troviamo sempre più spesso di fronte a intere popolazioni in movimento e a rinnovate forme di nomadismo. Nel mondo di oggi troviamo interi campi di rifugiati pieni di strutture come queste; ancora una volta, ci viene ricordato – non senza disagio – che lo sviluppo dell’umanità è emerso da una storia di cacciatori-raccoglitori nomadi e migranti.
Le tende sono installate dentro lo spazio espositivo e fuori, nel parco. La mostra comprende una serie di modelli, ancora una volta qualcosa molto in line con l’uso tradizionale dei modelli preliminari da parte di Nivola. Tuttavia c’è un precisa differenza tra i due scultori, dato che Hornig suggerisce l’idea che la trasparenza (il vedere attraverso) è una sorta di presenza assente. Da questo punto di vista, mentre Nivola era un artista emblematico del formalismo proprio dell’arte modernista e dell’interesse di questa per le specificità locali, le opere di Hornig riflettono un qualche disequilibrio (a volte inquietante) e una dislocazione che sono ormai parte del nostro mondo post-strutturalista o postmoderno.
Mark Gisbourne